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Giovedì, 25 Febbraio 2021 00:00

Rassegna Stampa

Non si è fatta attendere la risposta da parte del settore della Ristorazione Collettiva in merito alla lettera aperta indirizzata al Premier Draghi e pubblicata il 22 febbraio su La Repubblica a firma di Licia Granello.

Angem si fa portavoce di un messaggio in cui il cibo è da sempre argomento prioritario e particolarmente in questo periodo storico segnato dalla pandemia da Covid-19.

L’importanza di una nutrizione sana, della qualità delle derrate alimentari per la preparazione dei pasti sono capisaldi delle nostre Aziende che, con le loro mense nelle scuole, negli ospedali e nelle strutture socio-assistenziali, svolgono un ruolo fondamentale per la corretta alimentazione e la promozione di campagne di sensibilizzazione e di educazione alimentare e sociale.

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Roma, Milano 15 febbraio 2021 - Inserire prioritariamente nel piano vaccinale anti Covid-19 definito dal Ministero della Salute i lavoratori operanti nel settore della Ristorazione collettiva che quotidianamente assicurano il servizio di preparazione e somministrazione dei pasti nonostante le evidenti condizioni di rischio in particolare negli ospedali nelle strutture socio-assistenziali e nelle scuole.

È la richiesta congiunta che le Parti Sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore, le associazioni imprenditoriali Angem, Alleanza delle Cooperative Italiane (Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, AGCI-Servizi) e le Organizzazioni Sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, hanno rivolto alle istituzioni e agli organi competenti e che sono contenute in un Protocollo di Intesa. Nel comparto operano circa mille imprese, per un totale di 96mila lavoratrici e lavoratori; a regime il settore distribuisce annualmente oltre 1 miliardo e mezzo di pasti nelle scuole, negli ospedali, nelle strutture socio assistenziali, nelle aziende, nelle caserme, nelle università, nelle amministrazioni pubbliche per un mercato del valore di circa 6 miliardi di euro. 

L’emergenza epidemiologica ha comportato una perdita dei ricavi di circa 1/3 rispetto al 2019. Nel prendere atto del “perdurare della gravissima situazione causata dall’emergenza epidemiologica e delle ripercussioni della crisi sul tessuto imprenditoriale e per evitare l’innescarsi di un fenomeno depressivo dovuto alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro”, le Parti Sociali ritengono che “la vaccinazione contro il Sars-Cov2/Covid-19 sia lo strumento utile a garantire l’esercizio delle attività di ristorazione collettiva in piena sicurezza sia con riferimento agli addetti coinvolti, sia riguardo alla generalità della popolazione, anche a tutela dei soggetti che non possono essere ancora vaccinati”. Le Parti Sociali sottolineano inoltre che “in ragione della natura delle attività, il ricorso al lavoro agile è possibile solo per alcune attività amministrative e gestionali ed un numero limitato di casi”. A questo proposito nella fase emergenziale le Parti Sociali hanno sottoscritto intese in materia di regolamentazione delle misure per il contrasto e definito Avvisi Comuni per il contenimento dell’epidemia negli ambienti di lavoro e per il sostegno alle imprese anche finalizzate alla riapertura in sicurezza delle attività, per garantire spazi di accesso idonei ad accogliere utenti e consumatori. 

Fondamentale in fase emergenziale anche il supporto della bilateralità settoriale con lo stanziamento di risorse dedicate al sostegno delle imprese e delle lavoratrici e dei lavoratori del settore attraverso i fondi di assistenza sanitaria integrativa sono state inserite misure per la diagnosi del Covid e per assicurare assistenza durante la quarantena e il ricovero ospedaliero nonché per il rimborso del vaccino antinfluenzale. Al fine di mitigare gli effetti dell’emergenza e, visto il perdurare della grave situazione epidemiologica causata da Covid-19, le Parti Sociali, auspicano la più alta partecipazione possibile di tutti i lavoratori operanti nel settore al piano vaccinale in corso, attivandosi all’interno delle Aziende e tra gli stessi operatori nella promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione finalizzate alla vaccinazione contro Covid19.

 

Uffici Stampa

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Soddisfatta ANGEM (Associazione Nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva): il bando dell’Amministrazione Capitolina per la refezione scolastica rispetta appieno i criteri stabiliti dal Codice degli Appalti e i Criteri Ambientali Minimi (CAM)

9 febbraio 2021. Nonostante l’Italia si sia dotata nel 2016 di un Codice degli Appalti che prevede che i contratti relativi alla refezione scolastica siano aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV), nel 2019 il 48% dei bandi pubblicati ha ancora riscontrato criticità, il 39% relative alla valutazione economica (fonte Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione).

“Il Comune di Roma ha finalmente abbattuto questo desolante dato, pubblicando per la prima volta in Italia un bando di gara che, applicando appieno la legge, prevede che il servizio venga aggiudicato esclusivamente sulla base dell’offerta tecnica e non sul ribasso del prezzo del pasto”.

È quanto dichiara Carlo Scarsciotti, Presidente di Angem, l’Associazione Nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva, commentando il bando di gara appena pubblicato dal Comune di Roma che, con un importo complessivo pari a circa 710 milioni di euro al netto d’iva e una somministrazione quotidiana di 139.400 pasti è, per il settore della ristorazione scolastica, il più rilevante d’Italia e tra i più importanti d’Europa.

La gara ha come oggetto il servizio di mensa scolastica nei nidi capitolini, nelle sezioni ponte (sezioni primavera), nelle scuole dell’infanzia comunali e statali, primarie e secondarie di primo grado del territorio di Roma Capitale e avrà la durata di 5 anni educativi e scolastici (1° settembre 2021-31 luglio 2026). Gli operatori potranno presentare offerta per uno, più o tutti i lotti, ma non potranno essere aggiudicatari di più di un lotto

Come previsto dall’art. 95 del Codice degli Appalti, e nel rispetto dei principi di trasparenza, di non discriminazione e di parità di trattamento, il bando procederà con il criterio di aggiudicazione dell’OEPV, assumendo la forma di un costo fisso (pari a 5,595 + iva) sulla base del quale gli operatori economici competeranno solo in base a criteri qualitativi.

I criteri qualitativi, che dovranno essere valutati secondo parametri oggettivi e misurabili, riguardano le politiche di approvvigionamento delle derrate alimentari, con particolare attenzione all’inserimento di prodotti Dop e Igp e prodotti freschi, oltre a quanto già previsto dai CAM; l’introduzione di menu solidali, realizzati con materie prime provenienti dalle aziende delle zone terremotate del centro Italia; l’introduzione di menù solidali, realizzati con prodotti provenienti da aziende agricole sociali; le attività di comunicazione.

“Un’ulteriore peculiarità del bando della Città di Roma è il criterio relativo alle attività di comunicazione – continua Scarsciotti – La ristorazione scolastica è parte integrante dell’attività didattica ed è importante che il servizio preveda percorsi formativi su educazione alimentare, la sostenibilità ambientale, la lotta agli sprechi per gli alunni e iniziative di comunicazione sulle caratteristiche e la provenienza territoriale delle derrate utilizzate nei menu e sui suggerimenti sugli altri pasti della giornata e corrette abitudini alimentari per le famiglie”.

“Una refezione scolastica di qualità è l’insieme dell’offerta di materie prime di qualità, di una dieta bilanciata e di un ottimo svolgimento complessivo del servizio. Faccio un appello affinché tutti gli Enti locali seguano il modello del bando di gara del Comune di Roma e dei criteri di valutazione in esso contenuti, primo tra tutti l’offerta economicamente più vantaggiosa”, conclude Scarsciotti.

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